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Tolomeo, Clàudio.

Astronomo, geografo e matematico greco. Della sua vita sappiamo solo ciò che si può ricavare dalle sue opere. Vissuto ad Alessandria, fu autore del trattato Sintassi Matematica, una raccolta di 13 libri che costituisce l'opera trigonometrica e astronomica più influente e significativa di tutta l'antichità, indicata come raccolta maggiore per distinguerla da un'altra serie di trattati astronomici di autori vari, indicata come raccolta minore. Dall'uso frequente del termine megiste per indicare la raccolta maggiore, derivò in Arabia l'abitudine di chiamare l'opera di T. Almagesto (V.), ed è sotto questo nome che da allora essa è conosciuta. Nell'Almagesto T. fornisce i mezzi di calcolo necessari per le osservazioni celesti ed espone le teorie astronomiche del tempo; si presume che T. derivi molti dei suoi metodi da un trattato di Ipparco, ma è difficile valutare in maniera attendibile l'entità di tale debito. In astronomia T. fece certamente uso del catalogo della posizione delle stelle lasciato da Ipparco, ma non è possibile determinare se le sue tavole trigonometriche derivino in gran parte o meno dal suo predecessore. Nei calcoli delle corde effettuati da T. per la stesura delle sue tavole ha ruolo centrale una proposizione geometrica ancora oggi nota come teorema di T. (V. OLTRE). La fama di T. è legata in gran parte all'Almagesto, ma egli scrisse anche altre opere: tra le principali ricordiamo l'Ottica, la Geografia e il Tetrabiblos. L'Ottica comprendeva originariamente cinque libri, dei quali ci è pervenuta la versione latina di una traduzione araba degli ultimi quattro. In essa T. aderisce alla teoria pitagorica dei raggi visuali uscenti dall'occhio: attraverso la direzione e la lunghezza dei raggi visuali, l'occhio percepisce la posizione, la forma, la grandezza e il movimento degli oggetti. Nell'opera T. tratta anche i problemi della luce e del colore nella visione, le illusioni ottiche, espone la geometria degli specchi e presenta un primo tentativo di formulazione della legge di rifrazione. La Geografia, in otto libri, costituì un trattato fondamentale per i geografi dell'epoca di T., così come l'Almagesto lo fu per gli astronomi; in essa T. fornisce tutte le indicazioni necessarie per la stesura di una mappa del mondo conosciuto. In particolare, egli introduce le latitudini e le longitudini così come sono usate ancora oggi, descrive metodi di proiezione cartografica, e cataloga circa 8.000 città, fiumi e altri elementi caratteristici della Terra. Nella sua valutazione della grandezza della Terra, fece una cattiva scelta, preferendo il valore di 180.000 stadi proposto da Posidonio, uno stoico che era stato maestro di Cicerone, piuttosto del valore migliore di 252.000 stadi dato da Eratostene. Questo grosso errore, che portò T. a ritenere che al mondo euroasiatico allora conosciuto spettasse una frazione della circonferenza molto maggiore di quella reale, indusse navigatori posteriori, come Colombo, a ritenere che un viaggio dall'Europa all'India in direzione Ovest non dovesse essere così lungo come poi si rivelò. Il Tetrabiblos, infine, è un trattato in quattro libri nel quale T. descrive una sorta di religione degli astri in cui gran parte del mondo antico credeva; con la fine dell'Età aurea, infatti, la matematica e la filosofia dei Greci si mescolarono con l'aritmetica e l'astrologia dei Caldei, e la forma di pseduoreligione che ne risultò venne a riempire il vuoto lasciato dall'abbandono della vecchia mitologia. T. sembra aver condiviso i pregiudizi del suo tempo; nel Tetrabiblos le influenze celesti sulle vicende terrestri sono presentate in termini fisici: le configurazioni celesti, date le proprietà degli astri, sarebbero causa dei processi che avvengono fra noi. Nell'astrologia di T., tuttavia, gli eventi individuali sono principalmente, ma non totalmente, determinati dagli astri: resta comunque agli uomini un certo margine di intervento. Tra le opere di T. resta da menzionare un trattato sulla teoria musicale, che riguarda lo studio degli intervalli matematici tra le note e il modo di classificarli, basandosi sul comportamento della corda tesa (100 - dopo il 170). ║ Teorema di T.: in un quadrilatero convesso ABCD inscritto in una circonferenza, la somma dei prodotti dei lati opposti è uguale al prodotto delle diagonali: AB · CD + BC · DA = AC · BD. ║ Teoria tolemaica o sistema tolemaico: modello cosmologico elaborato da T., presentato nell'Almagesto. La civiltà greca rappresentò l'Universo, fin dalla metà del VI sec. a.C., utilizzando modelli cosmologici strettamente geocentrici, salvo poche eccezioni, basate su schemi armoniosi e geometrici; inserendosi in questa tradizione, assunto fondamentale del sistema astronomico tolemaico è che la Terra, di forma sferica, resti immobile al centro della sfera delle stelle fisse. T., tuttavia, abbandonò il dogma aristotelico, secondo cui la Terra dovrebbe trovarsi esattamente al centro delle orbite di tutti i corpi celesti: ogni pianeta è supposto descrivere un'orbita circolare in un anno, detta epiciclo, il cui centro C si sposta, a sua volta, su un'altra circonferenza, detta deferente, leggermente eccentrica rispetto alla Terra. Lo sviluppo di questi due moti produce una curva epicicloidale, quale è, appunto, l'apparente traiettoria dei pianeti osservata dalla Terra. Questa famiglia di modelli cinematici era già stata studiata da Apollonio di Perga e impiegata da Ipparco di Nicea, ma la sua estensione a tutti i pianeti e la stesura delle relative tavole fu opera di T.; egli, inoltre, diede un'interpretazione fisica dei risultati matematici ottenuti e, pur discostandosi in alcuni punti dalla cosmologia aristotelica, ad esempio nella determinazione della causa del movimento delle sfere, ne dipese in gran parte. Il sistema tolemaico, variamente combinato con la cosmologia aristotelica, costituì l'immagine del mondo dominante a partire dal XII sec. fino al Rinascimento, con l'avvento del sistema eliocentrico copernicano (V. anche SOLARE, sistema solare).